domenica 23 dicembre 2018

9- LA VACUITÀ DEL SÉ

Tutti sapevano che, a dir poco, si era coperto di ridicolo. Il fatto di essersi reso ridicolo era oggettivo e reale come un paracarro. Si vedeva come una cosuccia piccola ma evidente, come una mosca che cammina sul vetro di una finestra; e quella cosuccia era ridicola. E mentre fissava la parola «ridicolo» scritta davanti a lui a caratteri luminosi, la parola stessa incominciò a risplendere e a cambiare.
G.K. Chesterton, San Francesco

Quando anni fa assistevo per le prime volte agli insegnamenti di filosofia buddhista sulla Vacuità del Sé provavo uno strano senso di liberazione.
Il Sé, mi dicevano, era vuoto di esistenza intrinseca: vuota era la mia percezione del corpo (vedi blog alla voce Vacuità), vuota la mia idea di anima, vuoto e impermanente ogni mio pensiero.
Questa dottrina non mi appariva inquietante ma piuttosto gioiosa: forse ero troppo “pieno di me” per godermi la vita?
In seguito ho cercato di approfondire anche con le tecniche della meditazione questo concetto, e - per quanto riguarda la mia limitata esperienza- non ho mai trovato altro nel mio “mondo mentale” che non faccia parte di quello che in questo blog ho battezzato  gli Atomi Esperienziali.
Come si può accorgere chiunque tenti di definire l’Io, una definizione esaustiva è complessa, probabilmente perché a livello linguistico usiamo la parola “Io” con accezioni molto varie a seconda del contesto.
Ma qualunque definizione usiamo, per me (almeno al livello attuale della mia conoscenza!), l’Io non può essere altro che un “aggregato”, una “molecola” formata dai suddetti atomi.
Dunque come dicevano i sacri testi “l’Io non può essere trovato”.
Si potrebbe obiettare che, così come un uomo privo di specchi non riuscirà mai a vedere il proprio volto, allo stesso modo Io non vedo il “Me” perché il mio Io è proprio “colui” che cerca...
Benissimo, allora analizziamo questo “colui”: cos’è successo, di testimoniabile, quando ho iniziato la ricerca? Dapprima è sorto (in conseguenza di precedenti pensieri!) un pensiero volitivo (“ora bisogna cercare se vi é qualcosa oltre agli <atomi>”). Poi sono sorte immagini e pensieri....seguendo passo passo l’evento studiato, ancora non trovo altro che gli atomi!
Non ho ancora capito se questa possa essere per il mondo occidentale una nuova (ormai ennesima) rivoluzione copernicana nel campo dello scibile (rivoluzione che il mondo orientale ha scoperto già prima di Cristo!) oppure la semplice trascrizione in termini filosofici di quello che, in fondo in fondo, è l’esperienza di tutti, della propria fragilità e precarietà, ma anche della propria possibilità di trasformazione e di continua evoluzione.
Non saprei, ma tenterò di analizzare gli aspetti pratici di questa filosofia.
Uscendo dalla mia esperienza, vorrei osservare che nei mistici, anche quelli non buddhisti come S.Francesco, la scarsa importanza del Sé non é fonte di sgomento, ma piuttosto di gioia e apertura agli altri.


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