martedì 13 novembre 2018

2- GLI ATOMI ESPERIENZIALI

L’ANATOMIA DELLE EMOZIONI (di Davide Corvi)
2-GLI ATOMI ESPERIENZIALI
Dal punto di vista della pura biologia, ciò che conosciamo del mondo esterno (una volta accettata, secondo la filosofia “realista” contemporanea, l’esistenza di un mondo esterno alla mente) e ciò che percepiamo del nostro corpo ci è veicolato dai nervi, cioè da una sorta di "cavi elettrici" di natura organica, cellule altamente specializzate, che mettono in contatto le zone che ricevono gli stimoli (i recettori) con il cervello, anch’esso composto da cellule nervose, il quale li percepisce e li rielabora.
Ogni nostra percezione e pensiero è creato da questa fenomenale rete di cellule, nei modi studiati dalle neuroscienze. 
 Da un punto di vista soggettivo invece i “mattoni” che compongono la nostra esperienza sono:
-vista, udito, gusto, olfatto 
Prima di passare alla lettura filosofica di questi fenomeni,  facciamo un cenno all’anatomia che soggiace a queste realtà, tornando, solo per completezza culturale, alla scienza medica; vediamo cioè a cosa corrispondono nella struttura del nostro corpo queste esperienze.
I primi quattro sensi, detti anche sensibilità specifica, devono la loro esistenza, oltre che-ovviamente- agli organi di senso che tutti conosciamo (occhi,  orecchie,  papille gustative, strutture nervose dell’olfatto) a vie nervose molto particolari: si tratta dei nervi encefalici o nervi cranici, ovvero nervi che dalla periferia del nostro corpo accedono direttamente al cervello (mentre gli altri nervi passano prima dal midollo spinale e si chiamano quindi nervi spinali). 
Il primo paio di nervi cranici  veicola al cervello i messaggi dell’olfatto, il secondo paio quelli della vista, il settimo, il nono e il decimo paio quelli del gusto, l’ottavo quelli dell’udito e la sensibilità vestibolare (cioè l’equilibrio).
Non ci addentriamo nello studio delle zone cerebrali deputate a ricevere queste informazioni.
Le
sensazioni corporee (il quinto senso) appartengono a quella che in Anatomia Umana viene definita "sensibilità generale", per distinguerla dalla "sensibilità specifica",  propria dei primi quattro sensi appena citati.
La sensibilità generale comprende a sua volta:
-la
sensibilità somatica, che riguarda la parte più “periferica” del nostro corpo: pelle, muscoli, tendini, ossa . Questa sensibilità, se vogliamo andare per il sottile, è a sua volta distinta in esterocettiva- stimoli tattili sia termici che dolorifici- e propriocettiva- proveniente da muscoli, tendini e articolazioni.
-la
sensibilità viscerale, cioè proveniente dai visceri (esistono recettori capaci di percepire variazioni chimiche, variazioni pressorie, variazioni di concentrazione nei nostri visceri e nei nostri vasi sanguigni). Le informazioni provenienti dai visceri (di cui solo una piccola parte diviene cosciente) sono condotte al cervello da un’altra ricca famiglia di nervi: i nervi del sistema simpatico e parasimpatico.
Le vie nervose della sensibilità generale comprendono quindi i
nervi spinali (che afferiscono al midollo spinale) e alcuni dei nervi encefalici.
Le sensazioni corporee, come vedremo, soprattutto- ma non solo- quelle di natura viscerale, compongono insieme ai pensieri la colonna portante di quei fenomeni che chiamiamo "emozioni”.
Analizziamo quindi in una prospettiva interiorista le sensazioni corporee.
Cosa sono le sensazioni corporee, descritte in modo soggettivo? 
Si tratta di zone spazialmente definibili in rapporto al nostro corpo (zone che hanno quindi una connotazione anatomica percepita) di cui si avverte la stimolazione. 
Usando una terminologia letteraria questa stimolazione ha le caratteristiche di un “flusso di energia”, di una “pulsazione”, di un “vento interiore” (terminologia usata dai meditanti tibetani); ma per voler mantenere chiarezza e intelligibilità dovremo essere meno fantasiosi e limitarci a parlare di una zona o di un insieme di luoghi anatomicamente definiti (almeno in modo sommario) di cui si avverta la stimolazione
Facciamo alcuni esempi.
Tocco il tavolo con una mano: avverto una stimolazione a livello delle parti della mano che sono appoggiate. Difficile descrivere in modo particolarmente preciso questa stimolazione: avvertirò la temperatura più o meno fredda del tavolo, il suo carattere più o meno liscio, ma in ogni caso se volessi privare della componente cognitiva questa sensazione, se cioè non avessi mai imparato i concetti di caldo, freddo, liscio o ruvido, se non sapessi cos’è un tavolo, ma sapessi solo descrivere geograficamente i luoghi del mio corpo, dovrei dire solo che avverto una stimolazione di molti punti anatomicamente posti in quella sede.
Altro esempio: ho mal di testa. Se ci isoliamo dal concetto di dolore e dall’emozione connessa, potrò descrivere a un osservatore esterno alcuni punti del mio cranio che sono stimolati, in modo più o meno pulsante: anche in questo caso se escludiamo alcuni connotati emotivi o cognitivi (“insopportabile, doloroso, gravoso”) che però- e questo punto lo analizzeremo meglio in seguito- non sono parte integrante del fenomeno descritto, posso dire poco di più. Tolta la parte cognitiva e volitiva, resta una zona anatomica stimolata in più punti in un modo che si può descrivere solo per analogie e senza una grande precisione.
Concludendo, il connotato fondamentale delle sensazioni corporee, ciò che le distingue in modo netto dalle altre sensazioni (visive, uditive, etc…) è il fatto che sono anatomicamente localizzabili, sono cioè in diretta relazione con il nostro schema corporeo mentale.



BIBLIOGRAFIA: Anatomia Umana, Balboni, edi-ermes, 1987, volume 3

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