venerdì 7 dicembre 2018

EUGNOSTICISMO

EUGNOSTICISMO

Ho inventato questa parola, eugnosticismo, quando ho capito che pur essendomi definito per anni un agnostico, agnostico non lo ero affatto, per lo meno non in senso letterale.
Io non penso che la conoscenza e la verità non  siano raggiungibili. Penso solo che si debba applicare il ragionamento e una ragionevole dose di dubbio a qualunque forma di verità riceva il nostro consenso o la nostra fede. A livello pragmatico la verità esiste, eccome. Se sono un elettricista so bene che se non collego in modo corretto i miei cavi la luce non si accenderà: questa è una verità, sulla quale non ha senso cavillare. E come questa ce ne sono milioni nella nostra vita, e molto importanti: quindi addio agnosticismo!
Ma perché voler analizzare tutto, anche le esperienze più misteriose come l’amore e la fede? In fondo il ragionamento non è un dio (come lo era per gli Illuministi), è solo la macchina calcolatrice in cui inseriamo i dati delle nostre esperienze! 
D’accordo, ma se questa calcolatrice non funziona bene rischiamo di trarre conclusioni errate, e proprio nei campi più importanti della nostra vita: l’amore, la filosofia, la fede.
Ma che importanza può avere la filosofia, nella vita di un brianzolo? 
Non c’è dubbio: anche chi non ha mai letto libri di filosofia affronta la vita con una sua filosofia personale, e quanto più questa sarà aderente al reale e povera di contraddizioni tanto più le scelte della sua vita ne beneficeranno.
A chi pensa che queste siano parole prive di concretezza, offro l’esempio della pillola del giorno dopo: la filosofia dell’anima di origine cattolica impedirà a qualcuno di assumere questo farmaco in caso di un rapporto non protetto, per la convinzione che vi sia già un’anima o comunque un essere umano al momento dell’unione ovulo-spermatozoo. Ma come stabilire se quello sia un essere umano se non si fa della filosofia?
E bisogna dunque applicare il ragionamento anche alla fede? 
Non lo so: questo è quello che faccio io. 
Io penso che anche se esistesse una fede, un sentimento dell’Assoluto, non completamente riducibile a pensieri e dati sensibili (e su questo sono attualmente agnostico), questa fede andrebbe comunque analizzata con criteri razionali, e solo se compatibile con l’esperienza razionale andrebbe accettata: altrimenti come distinguere la fede nel Vangelo dalla fede nel guaritore omeopatico di turno? Ogni fede è buona e indiscutibile? Non dobbiamo mai sottoporre ad analisi i nostri sentimenti?
Perfino un’opera d’arte può essere approfondita da mille angolature, tutte fondate sul ragionamento, senza per questo perdere la sua bellezza.
Ecco dunque la definizione di Eugnosticismo: “Corrente di pensiero che vuole approfondire e analizzare le ragioni che spingono a credere a determinate verità, promuovendo le adesioni di fede accettabili, e mettendo in guardia dalle adesioni di fede irrazionali, incoraggiando l’uso della ragione in tutti gli aspetti della vita, pur nella consapevolezza che la ragione non può spiegare tutto, e che il ragionamento è solo uno strumento, non un arido dio”.

Questo neonato blog può essere anche definito un blog di buddhismo eugnostico.

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