giovedì 27 dicembre 2018

10- I POTERI

10- I POTERI      da “L’Anatomia delle Emozioni”  di Davide Corvi

Anche se abbiamo classificato attraverso gli otto atomi ogni fenomeno del nostro mondo mentale, è necessario precisare il modo in cui questi atomi possono interagire fra loro: quali sono le connessioni fra gli atomi? Come possono i pensieri influire sulle sensazioni, i ricordi agire sui pensieri, etc? 
Le interazioni sono molteplici ed estremamente complesse.
Qui esamineremo i nostri “poteri”, cioè le relazioni causali tra un pensiero volitivo e le eventuali modifiche del mondo mentale connesse a tale pensiero.
Osservando direttamente la mia esperienza osservo che i poteri sono di cinque tipi:
Potere attentivo (l’attenzione:vedi)
Potere mnemonico (tutte le volte che al desiderio di evocare un fenomeno del passato appaiono alla mente i ricordi sensoriali e cognitivi adeguati a tale desiderio)
Potere evocativo (tutte le volte che al desiderio di immaginare un fenomeno non verificatosi in passato appaiono alla mente le conseguenti immaginazioni sensoriali)
Potere motorio (tutte le volte che desidero attuare un movimento corporeo e tale movimento si compie)
Potere analitico (l’applicazione delle leggi della logica ai fenomeni; anche se poi le leggi della logica forse non sono altro che astrazioni dalle regolarità osservate nell’esperienza, cioè rielaborazioni dei propri ricordi: il potere analitico sarebbe quindi un sottoinsieme del potere mnemonico ma su questo punto mi riservo di riflettere meglio in futuro).


Questi poteri sono un’opportunità immensa, sono ciò che ci permette di modificare il nostro mondo mentale (e non solo), e ciascuno di essi , oltre che essere la chiave di ogni nostra attività quotidiana, è sfruttato in opportuni esercizi meditativi: il potere attentivo negli esercizi di shamata (ovvero di attenzione focalizzata), e di vypassana (ovvero di attenzione aperta), oltre che nello Dzogchen; il potere evocativo nel tantra e nelle preghiere, ma anche in vypassana e Dzogchen, il potere motorio, attentivo ed evocativo nel pranayama e nelle varie posizioni yoga, il potere analitico nella comprensione cognitiva della Vacuità, il potere mnemonico un po’ in tutte le meditazioni.

domenica 23 dicembre 2018

9- LA VACUITÀ DEL SÉ

Tutti sapevano che, a dir poco, si era coperto di ridicolo. Il fatto di essersi reso ridicolo era oggettivo e reale come un paracarro. Si vedeva come una cosuccia piccola ma evidente, come una mosca che cammina sul vetro di una finestra; e quella cosuccia era ridicola. E mentre fissava la parola «ridicolo» scritta davanti a lui a caratteri luminosi, la parola stessa incominciò a risplendere e a cambiare.
G.K. Chesterton, San Francesco

Quando anni fa assistevo per le prime volte agli insegnamenti di filosofia buddhista sulla Vacuità del Sé provavo uno strano senso di liberazione.
Il Sé, mi dicevano, era vuoto di esistenza intrinseca: vuota era la mia percezione del corpo (vedi blog alla voce Vacuità), vuota la mia idea di anima, vuoto e impermanente ogni mio pensiero.
Questa dottrina non mi appariva inquietante ma piuttosto gioiosa: forse ero troppo “pieno di me” per godermi la vita?
In seguito ho cercato di approfondire anche con le tecniche della meditazione questo concetto, e - per quanto riguarda la mia limitata esperienza- non ho mai trovato altro nel mio “mondo mentale” che non faccia parte di quello che in questo blog ho battezzato  gli Atomi Esperienziali.
Come si può accorgere chiunque tenti di definire l’Io, una definizione esaustiva è complessa, probabilmente perché a livello linguistico usiamo la parola “Io” con accezioni molto varie a seconda del contesto.
Ma qualunque definizione usiamo, per me (almeno al livello attuale della mia conoscenza!), l’Io non può essere altro che un “aggregato”, una “molecola” formata dai suddetti atomi.
Dunque come dicevano i sacri testi “l’Io non può essere trovato”.
Si potrebbe obiettare che, così come un uomo privo di specchi non riuscirà mai a vedere il proprio volto, allo stesso modo Io non vedo il “Me” perché il mio Io è proprio “colui” che cerca...
Benissimo, allora analizziamo questo “colui”: cos’è successo, di testimoniabile, quando ho iniziato la ricerca? Dapprima è sorto (in conseguenza di precedenti pensieri!) un pensiero volitivo (“ora bisogna cercare se vi é qualcosa oltre agli <atomi>”). Poi sono sorte immagini e pensieri....seguendo passo passo l’evento studiato, ancora non trovo altro che gli atomi!
Non ho ancora capito se questa possa essere per il mondo occidentale una nuova (ormai ennesima) rivoluzione copernicana nel campo dello scibile (rivoluzione che il mondo orientale ha scoperto già prima di Cristo!) oppure la semplice trascrizione in termini filosofici di quello che, in fondo in fondo, è l’esperienza di tutti, della propria fragilità e precarietà, ma anche della propria possibilità di trasformazione e di continua evoluzione.
Non saprei, ma tenterò di analizzare gli aspetti pratici di questa filosofia.
Uscendo dalla mia esperienza, vorrei osservare che nei mistici, anche quelli non buddhisti come S.Francesco, la scarsa importanza del Sé non é fonte di sgomento, ma piuttosto di gioia e apertura agli altri.


martedì 18 dicembre 2018

8-IL SÉ, IL PIÙ FAMILIARE DEGLI SCONOSCIUTI

IL SÉ, IL PIÙ FAMILIARE DEGLI SCONOSCIUTI (da L’anatomia delle emozioni di D. Corvi)
Cartesio fondava la sua filosofia sulla constatazione: “Io penso, dunque Io esisto”.
Forse se avesse conosciuto Siddharta Gautama (Buddha) e i pensatori che nei secoli successivi hanno ampliato e chiarito il suo pensiero si sarebbe limitato a concludere “Io penso, dunque i pensieri esistono”. 
Facciamolo allora incontrare in queste righe con il Quinto Dalai Lama (un incontro più “realistico” perché sono contemporanei).
Immaginiamo che una notte il Quinto  Dalai Lama trasferisca un’immagine del suo corpo a Parigi, dove sollevando gli occhi affaticati dagli studi di geometria Cartesio stupito lo saluti e inizi a dialogare con lui:
“Tu sei solo una visione!”
“Anche tu in un certo senso...”
“Io penso, dunque esisto”
“Tu percepisci pensieri, dunque esistono -in modo impermanente e condizionato- i pensieri”
“Ma come possono esistere i pensieri senza un Io che li pensa?”
“Come può esistere un fulmine senza un Giove che lo scagli?”
“Dunque le persone non esistono??”
“Certo che esistono, come esistono tutte le altre cose in natura: sono esseri nati dall’insieme di fenomeni impermanenti, interdipendenti e composti: un carro esiste, ma è dato dall’unione di ruote, assi di legno, viti etc...Se elimini a una a una queste componenti non esiste neppure il carro”
“La tua teoria porta al nichilismo: a che serve amare, migliorare la vita degli altri, se siamo tutti solo mosaici di fuggevoli energie?”
“La tua teoria porta a dolori esistenziali: nell’ansia di tutelare questo io che non si capisce bene cosa sia e nella paura che soffra e si smarrisca consumiamo energie che potrebbero essere devolute proprio all’amore per gli altri. In più rafforzare l’importanza dell’Ego potrebbe amplificare la portata dell’Egoismo”
Chi ha ragione?

Lo scopriremo nelle prossime puntate?

venerdì 7 dicembre 2018

EUGNOSTICISMO

EUGNOSTICISMO

Ho inventato questa parola, eugnosticismo, quando ho capito che pur essendomi definito per anni un agnostico, agnostico non lo ero affatto, per lo meno non in senso letterale.
Io non penso che la conoscenza e la verità non  siano raggiungibili. Penso solo che si debba applicare il ragionamento e una ragionevole dose di dubbio a qualunque forma di verità riceva il nostro consenso o la nostra fede. A livello pragmatico la verità esiste, eccome. Se sono un elettricista so bene che se non collego in modo corretto i miei cavi la luce non si accenderà: questa è una verità, sulla quale non ha senso cavillare. E come questa ce ne sono milioni nella nostra vita, e molto importanti: quindi addio agnosticismo!
Ma perché voler analizzare tutto, anche le esperienze più misteriose come l’amore e la fede? In fondo il ragionamento non è un dio (come lo era per gli Illuministi), è solo la macchina calcolatrice in cui inseriamo i dati delle nostre esperienze! 
D’accordo, ma se questa calcolatrice non funziona bene rischiamo di trarre conclusioni errate, e proprio nei campi più importanti della nostra vita: l’amore, la filosofia, la fede.
Ma che importanza può avere la filosofia, nella vita di un brianzolo? 
Non c’è dubbio: anche chi non ha mai letto libri di filosofia affronta la vita con una sua filosofia personale, e quanto più questa sarà aderente al reale e povera di contraddizioni tanto più le scelte della sua vita ne beneficeranno.
A chi pensa che queste siano parole prive di concretezza, offro l’esempio della pillola del giorno dopo: la filosofia dell’anima di origine cattolica impedirà a qualcuno di assumere questo farmaco in caso di un rapporto non protetto, per la convinzione che vi sia già un’anima o comunque un essere umano al momento dell’unione ovulo-spermatozoo. Ma come stabilire se quello sia un essere umano se non si fa della filosofia?
E bisogna dunque applicare il ragionamento anche alla fede? 
Non lo so: questo è quello che faccio io. 
Io penso che anche se esistesse una fede, un sentimento dell’Assoluto, non completamente riducibile a pensieri e dati sensibili (e su questo sono attualmente agnostico), questa fede andrebbe comunque analizzata con criteri razionali, e solo se compatibile con l’esperienza razionale andrebbe accettata: altrimenti come distinguere la fede nel Vangelo dalla fede nel guaritore omeopatico di turno? Ogni fede è buona e indiscutibile? Non dobbiamo mai sottoporre ad analisi i nostri sentimenti?
Perfino un’opera d’arte può essere approfondita da mille angolature, tutte fondate sul ragionamento, senza per questo perdere la sua bellezza.
Ecco dunque la definizione di Eugnosticismo: “Corrente di pensiero che vuole approfondire e analizzare le ragioni che spingono a credere a determinate verità, promuovendo le adesioni di fede accettabili, e mettendo in guardia dalle adesioni di fede irrazionali, incoraggiando l’uso della ragione in tutti gli aspetti della vita, pur nella consapevolezza che la ragione non può spiegare tutto, e che il ragionamento è solo uno strumento, non un arido dio”.

Questo neonato blog può essere anche definito un blog di buddhismo eugnostico.